Il segretario provinciale della Cgil, Alfonso Buscemi, analizza le problematiche dell’agrigentino a 360 gradi, in una lunga intervista rilasciata al giornale La Sicilia

Emigrazione giovanile, sicurezza sul lavoro, scuola, sanità, precariato, piattaforma rivendicativa Vigili del Fuoco, caporalato.

Sono questi, e non solo, i tempi trattati nel corso della lunga intervista che il Segretario generale della Cgil di Agrigento, Alfonso Buscemi, ha rilasciato in esclusiva al giornale La Sicilia.

55 anni, agrigentino, originario di Aragona , dipendente INPS, già segretario della Funzione pubblica Agrigento e Segretario regionale della Funzione pubblica, Buscemi è stato eletto Segretario Generale lo scorso 8 agosto.

Il noto sindacalista aragonese è un uomo fermo e risoluto che da anni lotta per difendere i diritti dei lavoratori, per dare, afferma: “Il suo personale contributo alla società agrigentina”.

Il suo tratto distintivo coniuga la figura dell’uomo:  “Sono un giovane padre di famiglia – ci confida- che cresce in un ambiente familiare con i valori della solidarietà, dell’altruismo e della disponibilità verso i più deboli e bisognosi”, con quella di rappresentante di un sindacato che partecipa alle scelte sociali ed economiche del territorio:  “La Cgil – sottolinea –  mi ha dato l’opportunità di mettermi a disposizione dei tanti lavoratori e non solo. Perché –spiega- la Cgil  è un sindacato confederale presente nei posti di lavoro, ma  anche nella società per garantire i servizi essenziali ai pensionati, ai disoccupati, ai giovani, agli studenti”.

Al centro dell’azione del Segretario generale agrigentino, dunque,  c’è la persona, intesa sia nella sua dimensione individuale che collettiva ed una vita spesa nel sindacato per  rispondere ai bisogni diversificati che esprime il lavoratore sia nella vita professionale, sia nell’esercizio del più complessivo diritto di cittadinanza.

Segretario, partiamo dallo spopolamento dei Comuni agrigentini. Quali sono i risvolti socio – economici?

“Negli ultimi 20 anni la piaga dell’emigrazione si era affievolita rispetto al dopoguerra. C’è stato il boom economico seguito da un rinnovato interesse dei nostri emigrati per questo territorio. Tra il 1980 e il 1990, infatti, gli emigrati tornano ad  investire in Sicilia, soprattutto nell’edilizia. Costruiscono abitazioni pensando ad un ritorno nel loro Paese.  Infine, gli investimenti pubblici nelle scuole, nelle arterie stradali e nelle infrastrutture in generale avevano contribuito a rilanciare l’economia. Purtroppo, recentemente, l’emigrazione è tornata ad assumere dei connotati gravissimi. I nostri territori si sono svuotati; emigrano i giovani, ma anche le famiglie che pretendono, legittimamente,  una qualità di vita migliore. Mi riferisco alla mancanza di servizi essenziali per il cittadino. Non è un caso che le statistiche, spesso, collocano questo territorio agli ultimi posti nelle classifiche che si riferiscono alla qualità della vita: non ci sono parchi, biblioteche, attrazioni per giovani, anziani e famiglie. Così, i genitori si trasferiscono con i figli perché sentono l’esigenza di servizi di qualità”.

Cosa bisogna fare per arginare tutto questo?

“Ci vorrebbe un grande piano di sviluppo e importanti investimenti pubblici. Azioni che  metterebbero la nostra società nelle condizioni di avere servizi di qualità e posti di lavoro. In questi giorni abbiamo lanciato un allarme e stiamo preparando una manifestazione per accendere i riflettori su due incompiute: la statale 189 Agrigento – Palermo e la statale 640 Agrigento – Caltanisetta. Il mancato completamento delle due importati arterie stradali impedisce lo sviluppo e non porta investimenti nel nostro territorio. Poi occorre garantire l’efficienza dei servizi. Oggi, per esempio, viviamo con la consapevolezza di avere edifici scolastici senza il certificato di agibilità. Sono strutture vecchie e inadeguate dove spesso piove dentro le aule”.

Altro problema di grande attualità è la sicurezza sul lavoro…

“In questi giorni ho avuto un positivo incontro con il presidente dell’Ance (associazione nazionale costruttori edili, ndr) Carmelo Salamone e con Tommaso Sciara,  presidente dell’ Esiea (Ente Formazione e Sicurezza per l’Industria Edilizia ed Affini, ndr) di Agrigento. Abbiamo discusso di come poter incidere con più forza nella pubblica amministrazione e nei cantieri sul tema della formazione; i dati ci dicono che gli incidenti sul luogo di lavoro sono spesso causati dalla mancata formazione dei lavoratori. Inoltre, le aziende, aggiudicandosi i lavori a ribasso,  risparmiano sui dispositivi di sicurezza. Continuare a morire, ancora oggi, sui posti di lavoro è vergognoso.  Il confronto, dunque, è stato, un primo step nel quale abbiamo identificato quali sono le aziende che non hanno ancora fatto una convezione con gli enti di formazione. Appena avremo una  mappa completa chiederemo al Prefetto di Agrigento, Dario Caputo, che sulle vertenze sindacali ha sempre dimostrato abnegazione, senso di responsabilità, disponibilità e collaborazione, di riunire in un tavolo di confronto tutte le amministrazioni e gli enti che non hanno, ancora, stipulato una convenzione con l’ente di formazione o che non accedono al  servizio obbligatorio della formazione. Su questo non faremo sconti a nessuno!”.

Caporalato: quali misure ha messo in campo la Cgil contro il fenomeno?

“L’anello debole della catena è sempre il lavoratore che, spesso, perché non in regola, non può denunciare: una paga misera per chi non può portare a casa un pezzo di pane, diventa l’illusione di un respiro. In agricoltura, con la Flai, il nostro sindacato di categoria, abbiamo chiesto un confronto con il presidente della regione Nello Musumeci, per stipulare, anche nei territori, dei protocolli d’intesa  al fine di poter verificare nelle nostre campagne come si lavora. I dati denunciano che il fenomeno è dilagato, perché  gli occupati nel settore sono così bassi che non giustificano la produzione. La Cgil è attenta al fenomeno, ma spesso ha le mani legate perché, per paura, i lavoratori non denunciano e noi non abbiamo contezza per fare le denunce. Le Forze dell’Ordine stanno facendo un grande lavoro. Il mio plauso va al Comando Provinciale Carabinieri di Agrigento per i risultato dell’operazione Ponos con il blitz contro il caporalato” .

La tragedia di Alessandria, che ha investito il corpo dei Vigili del Fuoco, ha riaperto il dibattito sulla valorizzazione, in termini professionali ed economici,  del personale delle Forze dell’Ordine. Come la Cgil pensa di reagire?

“I Vigili del Fuoco sono lavoratori assimilati ad una manovalanza a basso costo, quando, invece, abbiamo professionisti preparati, specializzati, generosi che conoscono i rischi del mestiere e che i Governi non hanno mai valorizzato. Gli organici, ridotti ai minimi termini, costringono il personale a turni di lavoro massacranti. La Cgil ha presentato un piano di intervento straordinario per le assunzione nelle Forze dell’Ordine, compresi i Vigili del Fuoco che, deve sapere, non hanno una copertura  assicurativa. Giorno 15 novembre abbiamo avuto un sit – in davanti  la Prefettura  per informare i cittadini sulle difficoltà di cui sono portatori i Vigili del Fuoco. Abbiamo avuto un incontro con il Prefetto di Agrigento per informarlo di questa iniziativa e chiedere di trasmettere la nostra piattaforma rivendicativa, volta a migliorare la qualità del lavoro del Corpo, al Ministero dell’Interno, con l’auspicio che il Viminale  si faccia carico di questa  problematica”.

Gli stessi sacrifici sono richiesti al personale sanitario degli ospedali, costretti a turni massacranti

“La qualità del lavoro che il cittadino deve pretendere dal professionista che prende in cura la sua salute  è tale che il personale sanitario  debba essere lucido, sereno e soddisfatto. Per carenza di organico i professionisti della salute sono chiamati a fare  turni di 12 ore continuative e quando smontano hanno, anche, la reperibilità. La comunità paga un casto altissimo per questo. Negli ospedali ci sono pochi medici, perchè una politica miope ha creato il vuoto ed ha chiuso le università. Poi, 20 anni di blocco del turnover ha costretto le Aziende sanitarie a richiamare in servizio i medici pensionati o professionisti formati all’estero”.

Parliamo di  precariato. Quali novità?

“Due  leggi molto importanti  hanno tolto l’alibi a quelle amministrazioni locali che ancora non volevano stabilizzare, pur avendone le condizioni; parlo del decreto legislativo 75 del 2017, meglio conosciuto come Legge Madia, che ha consentito, sotto l’aspetto normativo, una grande stabilizzazione di massa. Infine, la legge regionale sulla storicizzazione del contributo che ha portano a stabilizzare il personale a costo zero per i Comuni. Rimane ancora qualche piccola resistenza. Anche il Comune di Agrigento si è mosso e mi auguro che non ci sia più alibi per nessuno. Per i Comuni in dissesto stiamo lavorando per trovare un escamotage per la  stabilizzazione dei precari”.

Il mondo della scuola?

“La scuola ha la grande responsabilità di essere il perno della nostra società. La scuola forma gli uomini e le donne di oggi  che sono, poi, la classe dirigente del futuro. Abbiamo l’esigenza di avere una scuola d’eccellenza, con professionisti di qualità che siano ben pagati, motivati e che siano nelle condizioni di fare bene il loro lavoro. In questi giorni stiamo facendo delle assemblee per descrivere ai lavorati l’accordo di preintesa per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro per il prossimo triennio. Siamo riusciti a portare a casa un contratto dignitoso, ma le nostre valutazioni devono essere poste al giudizio dei lavoratori”.

Quale futuro per il sindacato?

“Penso che il  futuro sia quello di tornare alle origini. Il nostro segretario generale Maurizio Landini in questi mesi ha presentato una proposta di ciò che sarà la Cgil nei prossimi anni. Ricordo da ragazzino come le nostre Camere del Lavoro sopperivano a quelle che erano le lacune amministrative della politica e alla mancanza di una cultura più estesa. I lavoratori, i braccianti, gli operai  si rivolgevano alle Camere per aver la garanzia e qualità dei servizi. Siamo nelle strade, nei posti di lavoro tra i lavoratori,  per raccogliere le loro istanze e farci carico dei problemi che sono sul tavolo. Questa è la nostra ambizione:  dare voce ai lavoratori che si affacciano al mondo del lavoro. La società è cambiata ed anche noi ci prepariamo a dare risposte a tutti quei lavoratori che per varie ragioni, il sindacato in passato non è stato in grado di servire”.

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