SAPPIAMO DI ANDARE VERSO IL CONGRESSO DELLA CGIL MENTRE NON SAPPIAMO DOVE VA L’ITALIA

Possiamo dire che a palazzo Chigi ci sono due Italie, due capi di governo, due linee?

Possiamo dire che il popolo che si raccoglie sotto l’etichetta del populismo non ha nulla a che vedere con il concetto di coscienza di classe ?

Possiamo dire, comunque, che quel popolo esprime tutto il malessere generale di un Paese che aveva riposto tante speranze nel nuovo corso renziano del PD?

Possiamo dire che, invece, Renzi ha finito il lavoro sporco dei suoi predecessori, facendo proprio il punto di vista dell’accersario ?

Egli, infatti, non ha rappresentato l’antagonismo di classe, difendendo chi era ed è attaccato dall’altra classe.

Una classe che, con la caduta dell’URSS, ha inaugurato un processo di mondializzazione senza regole scatenando una feroce lotta di classe contro il lavoro, fatta di riduzione delle conquiste sindacali della mia generazione, di restringimento dello stato sociale, di precarietà, di nuovi poveri, di cittadini senza diritti.

Si è imposto il pensiero unico perché la sinistra in tutto il mondo non ha voluto opporre resistenza, non ha saputo pensare ad un pensiero alternativo.

Oggi, in Italia, dopo il 4 marzo, in Parlamento e nel Paese c’è una opposizione impotente e mancante di una alternativa politica e programmatica di sinistra perché manca una presa d’atto del PD degli errori commessi e, quindi, non manifesta una inversione di linea politica, nemmeno di fronte al suo flop.

Anzi, ha impedito una discussione ed una auto analisi al suo interno, prigioniero com’è di Renzi e perché Martina, Franceschini, Orlando, Cuperlo e Miliano sono dei pavidi che non hanno avuto il coraggio di rifiutare la consegna del silenzio.

Ora se la questione fosse tutta interna al PD potremmo disinteressarcene, ma la questione sinistra riguarda tutto il Paese.

Possiamo dire che la sinistra che sta fuori il PD non ha massa sufficiente per incidere sugli equilibri del sistema politico?

Per me, che ho votato Grasso, quindi, è chiaro che, nel campo devastato della sinistra, LEU – SEL_POSSIBILE non possono più prescindere da una interlocuzione con il PD e questo con loro.

Ma questo è difficile e sarà possibile solo se si chiude  la stagione di Renzi e del renzismo che è passata co

me un ciclone sulla linea politica, sulla militanza, sull’organizzazione del PD.

Così come non è più tempo di avere in campo Dalema, Veltroni, Fassina e gli altri reduci di tante guerre perdute.

Ci serve un pensiero giovane, un orizzonte nuovo, un nuovo contenitore di giovani generazioni, di uomini e donne che si rifiutano di accettare questo modello di società.

In tutto questo la CGIL ha un ruolo ?

Io credo di si, malgrado non sia un partito e non possa farsi partito.

La CGIL è una grande organizzazione strutturata che organizza milioni di persone che, pure tra limiti e difetti, è in campo a tutela dei diritti individuali e collettivi.

Ma la tutela e la lotta sindacale non basta!

E, proprio la consapevolezza di essere grande sì, ma una parzialità, che ha il diritto ed il dovere di dare un suo contributo per il suoi tre milioni di iscritti che, malgrado tutto, hanno votato i partiti, più o meno di sinistra.

Ma, anche, per quelli che hanno votato per Salvini e Di Maio, deviati dalla disperazione e presi dallo sconforto e dalla perdita di fiducia nei confronti di questa classe dirigente di sinistra.

La CGIL lo deve fare parlando al suo popolo ed alla società, offrendo e facendo conoscere il suo pensiero al Paese, sintetizzato nel “il lavoro è” come ha fatto coi referendum e la proposta di legge di iniziativa popolare.

Non bisogna attaccarli a priori.

 Bisogna attenderli  quando si tratterà di passare dalle parole ai fatti.

Bisogna avere la capacità di svelare alla gente il gigantesco bluff che nasconde la ingannevole semplificazione fatta in campagna elettorale rispetto a questioni che sappiamo essere complesse, legate a compatibilità ed incompatibilità finanziarie, stante lo stato attuale delle cose, ivi compresa la fortissimo evasione fiscale.

Ma c’è una questione delicata che divide anche noi dentro la CGIL: parlo dell’immigrazione.

Ci sono attivisti con storie esemplari di sinistra che mostrano palesemente una forte insofferenza nei confronti dei migranti.

La pensano come Salvini “prima gli italiani” ma precedentemente Salvini diceva “fuori i terroni dalla padania”.

Osservo che per le èlite e gli sfruttatori  i migranti non costituiscono un problema.

E’ la gente comune che sente insidiato il loro lavoro, il loro salario, la loro sicurezza.

L’insidia c’è.

Ma c’è chi  si pone il problema delle cause, del perché ci sono tanti migranti ?

A sette anni dalla caduta di Gheddafi non si trova un uomo politico italiano che dica chiaramente chi ci ha messo nei guai.

Eppure tutti sappiamo che è stata la Francia, l’Inghilterra e l’America.

Nessuno vuole riconoscere e fare pesare il fatto che la guerra alla Libia del 2011 è stata la peggiore sconfitta italiana dalla seconda guerra mondiale: ma tutto questo non importa alla UE.

Con Gheddafi, sei mesi prima avevamo firmato contratti miliardari e l’accordo sui migranti che non era diverso da quello che la Germania ha firmato con Erdogan per i profughi siriani.

C’è in giro un buonismo dell’accoglienza che fa ridere i polli.

Che accoglienza è quella italiana dovremmo chiederlo ai baroni dell’accoglienza che hanno costruito sugli immigrati grandi fortune: è per loro deve finire la pacchia!

La sinistra si pone dalla parte degli immigrati ? E’ una solidarietà di maniera!

Vogliamo dirci con chiarezza che non esistono  maggiori diritti per gli africani del diritto di non emigrare ? di non subire violenze ed abusi disumani ? di in rischiare la vita sui barconi? di non conoscere il disprezzo ed il razzismo delle società che non li vogliono accogliere?

Lo dico esplicitamente: è l’Europa, è la Cina, è l’America che impediscono l’esercizio di questi essenziali diritti agli africani che camminano sopra miniere di oro, di diamanti, di uranio,  di giacimenti petroliferi e di gas, ma sono impoveriti e resi schiavi dai loro governi corrotti dalla bramosia e colonizzazione finanziariaria delle multinazionali e dagli Stati dell’occidente.

Oggi, come sempre,  essere di sinistra significa sentire non il richiamo alla carità, ma quello della coscienza, avendo una visione diversa della società rispetto al cosi detto ordine vigente.

Sul congresso: bisogna evitare che il dibattito tra i gruppi dirigenti nazionali diventi prigioniero  del dopo Camusso.

A noi delle periferie spetta il lavoro più duro e più importante di portare dentro e fuori i posi di lavoro il pensiero unitario della CGIL per informare, orientare ma, anche, per raccogliere il pensiero libero della gente.

In questa fase di liderismo sfrenato, di società della comunicazione veloce, diretta, io credo che abbiamo bisogno unitamente ad una forte squadra nazionale che diriga il movimento, ma contemporaneamente, senza immaginare inaccettabili  uomini soli al comando, serve chi ha la capacità, stante il documento unitario, di interpretarlo al meglio ed abbia  una forza comunicativa che sfondi il televisore ogni volta che parla, che sappia animare le platee, che sappia toccare anche la parte sentimentale delle persone.

(sintesi dell’intervento svolto il 14 giugno da Piero Mangione al Direttivo Regionaledello SPI – CGIL)