Il voto del quattro marzo ha cambiato le mappe politiche ed elettorali del Paese perchè ha vinto il populismo ?
Ma, se fosse così,, dobbiamo dire che il populismo è stato prodotto e provocato da una classe politica dirigente, tutta intera, cinica e strafottente che ha aggravato, con le scelte che ha fatto in questi anni, la condizione di disagio e di disperazione delle famiglie operaie prima e del ceto medio dopo, ben al di la della crisi globale.
Oggi la sinistra residuale di cosa si lagna?
Essa non è nata, ovunque, per conquistare diritti per le classi “dominate” della società, per il rispetto del lavoro e della dignità dei lavoratori, per strapparli dallo sfruttamento brutale, per affermare, difendere e sviluppare la democrazia, anche quella economica e per fare valere i diritti costituzionali ?
Ma se la sinistra ha smarrito la memoria di se, di ciò che è stata, se ha abbandonato la strada polverosa dove scorre la vita delle persone comuni ed è finita in terre straniere, abbandonando le case popolari per trasferirsi ai “parioli”, cosa si aspettava ?
Se per i giovani non c’è stato e non c’è alcun progetto reale, non viene indicato un orizzonte, anzi questi sono più sfruttati dei padri e vivono in una società in cui dilagano le povertà mentre l’ascensore sociale continua a scendere piuttosto che salire, la sinistra e non solo essa cosa pretendeva ?
La verità, che tutti conosciamo, è che essa si è lasciata impregnare dal pensiero unico dominante sino alla esaltazione della precarizzazione del lavoro e sino annientamento dei diritti nel lavoro, che aveva contribuito a conquistare, e più in generale nella società: tutto questo affermandolo come il moderno e vincente nuovo stile di vita.
Noi più anziani lo sappiamo che il secolare albero della sinistra ha sviluppato, nel secolo scorso, forti rami, assai differenti, nelle varie nazioni europee, ma, alla fine del 900, questo nobile albero si è rinsecchito perché ovunque si è ammalato della stessa malattia.
Il declino del laburismo inglese è cominciato con le riforme di Blair, la socialdemocrazia tedesca ha cominciato a declinare con quelle di Schroder, il partito socialista francese si è suicidato con la legge sul lavoro di Holland, sino quasi a consegnare Parigi alla signora Lepen.
Il partito democratico di Renzi, dopo avere acceso tante speranze ed aspettative che gli permisero di conquistare l’incredibile 41% alle europee del 2014, si è impiccato all’albero del jobs act e della sua bocciata riforma costituzionale, rotolando giù sotto l’attuale 20%.
In Spagna e in Grecia non ci sono storie tanto diverse, al di la di Tsipras e di Iglesias, mentre nel nord baltico e nell’est balcanico la sinistra è finita sulle montagne russe.
Era chiaro e resta tale il fatto che, quando le sinistre non difendono i lavoratori, i poveri naufraghi della globalizzazione, le pensioni basse e più in generale lo stato sociale, ma difendono gli enormi profitti d’impresa trasformati in rendite finanziarie, le classi agiate e privilegiate, esse non servono più alla gente comune che, per “alto tradimento” vota per altre formazioni politiche populiste che stimolano, raccolgono ed amplificano la rabbia e le reazioni contro l’immigrato nero oggi, esattamente come ieri verso i terroni del sud Italia.
Si può dire che l’intera idea di sinistra non abbia più un futuro?
Io credo che la sinistra nasce e vive in natura e non si estinguerà mai nel cuore del mondo, per la natura dell’eterno conflitto sociale tra chi è ricco ed è ricco di diritti e chi è povero ed è povero di diritti, eppure c’è chi ha pensato che bastava sommare sigle politiche inerti e sterili di consenso, riverniciare la facciata dei palazzi, mettere in campo volti e slogan di moda per restituire alle persone una sinistra moderna.
Tanti di noi, invece, pensano che serve altro: riprendere ed aggiornare lo spirito originario, proporsi e proporre al Paese la messa in movimento del treno della sinistra con sopra nuovi doveri e diritti, adattati, al mondo che è cambiato ed ai bisogni concreti dei nuovi proletari e disoccupati, creati da questo modello di globalizzazione voluto e deciso dalla politica e che ora persino la super liberista America mette in discussione con la guerra commerciale coi dazi protettivi.
Certamente questa rifondazione non è pensabile possano farla né quelli di prima, né quelli uguali a quelli di prima, perché servono uomini e donne nuovi per la rigenerazione di nuove sinistre in Europa ed in Italia
Diversamente dobbiamo rassegnarci a sparire per anni perché presto il voto dei nonni e dei padri, ancora legati al concetto di partito ed alle lotte del novecento, finirà col raggiungere quello dei giovani che non conoscono la sinistra perché quella esistente la considerano terra straniera ed estranea alla loro domanda di sicurezza sociale e di un presente migliore.
E’ del tutto evidente che la questione migranti e quella dei senza reddito ha surclassato quella del lavoro che non c’è e che la rivoluzione dei robot (4.0) diminuirà ancora di più senza il rilancio di altri fattori economici e produttivi.
Sappiamo che l’opinion pubblica si gonfia e si sgonfia secondo il vento che tira e spesso il vento che tira è quello soffiato dal potere politico, finanziario e informativo che, sfrutta le onde emotive che ha prodotto promettendo due risposte e cioè la deportazione degli immigrati ed il reddito di cittadinanza: le due cose che hanno premiato la lega al nord e i 5S al sud.
Oggi siamo, comunque, ad una verifica delle promesse elettorali, lanciate senza alcuna cautela e senza alcun senso della attuabilità.
Prima questione: mettiamo che, al netto delle complicanze diplomatiche e burocratiche che gli accordi che l’Italia dovrà tentare di fare coi vari Paesi “esportatori” di migranti comportano, parta per l’Africa, come promesso dalla destra, un aereo al giorno con 200 immigrati, servirebbero otto anni per rimpatriare le famose 600 mila persone (uomini, donne e bambini) che, stante alla attuale legge, non hanno diritto di restare nel nostro Paese.
Sappiamo che la questione è molto più complessa e chiama in causa le responsabilità di un nord del mondo che ha sfruttato e continua a sfruttare le ricchezze del continente nero ed a corrompere i governi locali, oltre che armarne le dittature.
Sappiamo che la promessa aveva solo un carattere ingannevole e solo elettorale, perché dal dire al fare c’è di mezzo il mare.
Mettiamo che sia vero il fatto propagandato ripetutamente da 5S e cioè che con i 23 milioni di euro economizzati attraverso i volontari tagli degli stipendi dei loro deputati e senatori, hanno costituito e reso disponibile un fondo che ha permesso la creazione di 7 mila imprese e 14 mila nuovi posti di lavoro, piuttosto di pensare al reddito di cittadinanza, la cui spesa è stimata in 40 miliardi e non produrrebbe reddito da lavoro, come è giusto che sia, perché non pensano, ammesso che vadano al governo e visto il risultato che propagandano, ad una spesa di 23 miliardi per creare 7 milioni di nuove aziende e 14 milioni di occupati in più e non assistiti senza speranza di uscire dal parcheggio degli inoccupati?
A parte il fatto che i conti devastati dello Stato e gli “avvisi” della Commissione europea sulla necessità di una nuova manovra, pena una procedura d’infrazione, non lasciano margini realistici sull’assistenziale reddito di cittadinanza.
Io credo che un sussidio è meglio di niente , ma un lavoro è meglio di ogni altra cosa.
Vedremo se Salvini e Di Maio sapranno costituire una maggioranza di governo e se sapranno tradurre le esemplificate e populiste promesse in fatti.
Io ho votato Liberi e Uguali e credo che i parlamentari eletti debbano pretendere , intanto, che i 5S abbassino la cresta per favorire un dialogo ed un accordo per formare un governo che escluda la destra di Berlusconi, Salvini e Meloni.
Del resto proprio Bersani chiese ai 5S il sostegno per il suo governo e, comunque, tutto il PD ne condivideva l’offerta d’intesa, per cui oggi nemmeno il PD dovrebbe tirarsi indietro.
Oggi, a posizioni rovesciate è proprio il PD e LEU che non dovrebbero praticare la logica della vendetta ma il senso del dovere e della responsabilità rispetto al Paese, che non può restare in campagna elettorale per un altro anno, sia pure con un governo del Presidente, finalizzato alla produzione di una nuova legge elettorale perché tante sono le questioni aperte e che rivendicano risposte di governo e parlamentari.
In questo contesto di profonda incertezza e di confusione noi andiamo verso il congresso della CGIL: una tappa importante del cammino del movimento sindacale.
E, tuttavia, sappiamo che la CGIL non basta, non basta una sinistra sociale, pur avendo offerto al Paese ed alle forze politiche in campo “il piano per il lavoro, la carta dei diritti fondamentali del lavoro, un modello di riforma fiscale, un piano sanitario, una equilibrante riforma del sistema pensionistico, una proposta per la tutela della non autosufficienza, una concreta riforma degli ammortizzatori sociali, una strategia di lotta alla povertà, ecc)
Abbiamo bisogno, anche, di una sinistra politica autenticamente di sinistra.
Quindi dobbiamo sperare e contribuire alla ricostruzione di una nuova cultura sociale progressista e una moderna sinistra capace di farsi nuovamente credibile, per il suo lavoro di ascolto e di recepimento dei bisogni della gente comune, del mondo del lavoro, delle diverse generazioni, dandosi orizzonti e programmi generali nuovi proponendoli alla società nazionale.
Cosa troppo facile a dirsi, assai difficile a farsi, ma abbiamo il dovere di provarci e di sperare.
Intanto, ne parliamo, insieme a tanto altro, lungo la strada orizzontale e verticale che ci porta al congresso del più grande e forte sindacato d’Europa.