Da un pò di tempo in qua alcuni servizi televisivi ci hanno informati ed allarmati sui “cibi spazzatura o avvelenati”.
Ci hanno raccontato e dato in visione fatti e comportamenti di alcuni cosi detti imprenditori di alcune aziende che, senza esagerare possiamo annoverare e definire come “ criminalità alimentare organizzata e strutturata.”
Un apprezzamento va ai giornalisti coraggiosi ed alle Forze antisofisticazione che ci difendono dalle truffe e dal violato diritto ad una alimentazione sana, colpendo gli imprenditori criminali.
Ma c’è di più!
Pochi si sono accorti che, mentre noi siciliani, il sette maggio eravamo a Palermo a protestare ancora contro le politiche di Crocetta, che stà facendo affondare la Sicilia, incapace come è rianimarla, di risanare e rilanciare la sua economia ed il lavoro, a Roma si svolgeva una manifestazione nazionale contro il progetto/trattato commerciale atlantico che le multinazionali americane intendono imporre alla UE, ovviamente lontano dagli occhi e dalle orecchie del social media, con la copertura della politica.
Questa ipotesi di trattato si chiama TTIP e pretende di costruire un ipermercato atlantico tra USA ed UE, che avrebbe una dimensione pari al 50% del mercato mondiale; una specie di NATO commerciale contrapposta commerci russi e cinesi.
Al riguardo potremmo, persino, essere contenti se le multinazionali americane, sostenute da Obama e non osteggiate dai governi dell’UE, non volessero abbattere le tutele alimentari vigenti in Europa, di cui l’Italia, malgrado tutto è maggiormente garantista.
Vorrebbero potere esportare in casa nostra prodotti alimentari non protetti dal principio di precauzione o addirittura OGM americani, da noi proibiti e bovini, provenienti dagli allevamenti intensivi che come si sa sono cresciuti a via di ormoni e antibiotici, da noi non permessi.
Noi siamo per la filiera corta, per alimenti tracciati e dall’origine controllata, siamo, ovviamente, contro i falsi made in Italy, prodotti in America, come l’asiago e la provola, come i pomidori di Pechino e non di Pachino, come frutta e verdura trattati con pesticidi, fertilizzanti chimici e così via.
In America il divieto di commercializzazione di un prodotto alimentare avviene solo quando il danno è stato fatto e verificato su larga scala, mentre nell’UE la verifica avviene precauzionalmente prima che il prodotto venga messo in commercio: non ci pare che la differenza sia poca.
Insomma le multinazionali americane ci vogliono togliere quel tanto di sicurezza alimentare che ancora abbiamo e Renzi, nel suo recente viaggio in America, ha servilmente dichiarato, davanti al soddisfatto Obama, che è d’accordo per la firma del trattato al più presto, mentre Holland e la Merkel oppongono attive precise contrarietà alla messa in subordinazione dei loro prodotti rispetto a quelli americani.
E, poi, c’è che a trattato firmato, se un Paese europeo dovesse legiferare tutele precauzionali, ovvero interventi limitativi, oppure la esclusione dal commercio di cibi giudicati insalubri o sbilanciati rispetto ai parametri europei, una multinazionale potrà chiamare in giudizio,addirittura uno Stato, facendo assumere ad una multinazionale la dignità di Stato.
E’ bene sapere che a rappresentare l’Italia alla trattativa, che va aventi dal 2013, è, oggi, il ministro Carlo Calenda .
Parliamone in famiglia e facciamo arrivare a Renzi ed al ministro la nostra protesta e la legittima pretesa che non assumano una posizione passiva ma di tutela del nostro livello di qualità dei nostri prodotti che hanno, malgrado tutto, una ottima reputazione del mondo e che assicurano livelli occupazionali significativi.