Noi crediamo che ogni generazione abbia bisogno dell’altra e ognuna ha proprie risorse che, messe in relazione solidale tra loro, possono determinare diritti ed interessi comuni capaci di migliorare le condizioni di vita presente e futura di tutti.
Un esempio: sviluppare lo stato sociale locale significa realizzare un interesse comune perché creando o amplificando gli spazi di lavoro assistenziale per i giovani, si assicurerebbero o si migliorerebbero i servizi sociosanitari dall’infanzia agli anziani non auto sufficienti.
Noi crediamo che la disoccupazione giovanile abbia raggiunto una quota tanto alta e che le politiche sociali abbiano subito tagli insopportabili, per cui più che mai oggi serve un patto intergenerazionale e non un conflitto fra loro.
Come si sa, nel Paese, c’è chi sostiene che i genitori ed i nonni (lavoratori e pensionati) sono dei privilegiati perché hanno un reddito contrattuale o pensionistico garantito.
Sostengono, dunque, che “Loro” sono colpevoli di avere rubato il futuro ai giovani, in quanto lo Stato, dovendo garantire i diritti maturati, non avrebbe altre risorse da investire per un avvenire di lavoro a chi ha smesso di studiare.
Sono queste e le affermazioni similari una vergognosa menzogna, come risulta ai figli di quei 7 milioni di pensionati che ricevono meno di 700/1000 euro al mese, a fronte di assegni alle caste, che vanno dai 5 mila ai 91 mila euro al mese.
Senza contare come, in questi anni, il lavoro dei genitori sia stato svalutato, sia mal pagato, poco protetto e spesso precario.
Tutti sappiamo che all’Italia serve un Piano straordinario del lavoro per assicurare ai giovani, fuori usciti dalla scuola, di trovare accesso nel mercato del lavoro.
Sappiamo tutti che è l’impresa privata che deve creare economia e lavoro e che nessuno può imporre ai privati di investire i propri capitali di rischio.
Ma è pur vero che lo Stato ha da fare la sua parte, facendo del territorio un “incubatore” d’impresa oltre che ha il dovere d’intervenire direttamente per migliorare la infrastrutturazione del “sistema Paese”.
E’ noto a tutti che l’Italia è preda degli alluvioni, dei terremoti, del dissesto idrogeologico, che ha tanti centri storici che cadono a pezzi, boschi che bruciano, spiagge divorate dal mare, fiumi che straripano, tante scuole pericolanti, periferie urbane degradate, inquinamenti industriali insopportabili, aree monumentali e archeologiche abbandonate, deficit di servizi sociali per giovani ed anziani, carenza di servizi socio sanitari, sistema di mobilità delle merci e delle persone carente, ecc.
Quindi, basterebbe una vera e propria campagna di “manutenzione” nazionale per rilanciare l’economia ed il lavoro.
Lo Stato non ha le risorse finanziarie per fare la sua parte e sostiene che sono i lavoratori ed i pensionati (tra l’altro con redditi inferiori del 30% rispetto alla media europea) ad “ingessarlo”?
Eppure, la Banca d’Italia denunzia che ci sono 360 mld di economia sommersa, 160 mld di economia criminale, 120 mld di evasione fiscale e 60 mld di corruzione per tangenti che non entrano nel sistema fiscale e sono estranei al Patto sociale.
Ci si chiede, con 700 mld l’anno che lo Stato ha il dovere di disboscare quanta economia è possibile rilanciare, quanto lavoro è possibile creare?
Altro che ridurre diritti e cancellazione dei contratti ai lavoratori e tagli alle pensioni che non sono né d’oro, né d’argento!
Tutti sappiamo che la corruzione e l’evasione avvelenano l’economia, allontanano gli investitori nazionali e stranieri, bruciano denaro pubblico e privato, fanno aumentare le tasse ed impediscono la crescita sociale avendo, tra i tanti suoi effetti, anche, il restringimento del mercato del lavoro.
Tutti sappiamo che il problema del lavoro ai giovani si risolve con politiche innovative e di sviluppo di tutti i settori dell’economia e della sicurezza ambientale: cose che mancano, come strategia di crescita del nostro Paese.
Noi crediamo che, piuttosto di un conflitto, serva un patto tra le generazioni, così come accade in famiglia, dove i figli, non sono “bamboccioni”, ma vittime di un sist
ema economico e sociale, in cui salario e pensione dei genitori e dei nonni, pur se svalutati, ancora servono per sostenere fi
gli e nipoti, mentre la meglio gioventù espatria e quella che resta rischia di entrare nel tunnel della depressione o nel parcheggio sociale, senza speranza di uscirvi.
Partendo da questi spunti, all’Istituto Foderà di Agrigento, si è sviluppato un dibattito cui parteciperanno la Dr. Patrizia Pilato, Dirigente Scolastico “Michele Foderà” Agrigento, Don Baldo Reina Rettore Seminario Arcivescovile, Salvina Mangione Presidente Provinciale Auser, Angela Megna – Responsabile Coordinamento donne SPI.