Movida violenta. Da dove si comincia?

Il cartello Sociale della provincia di Agrigento interviene sui recenti episodi di movida violenta.

 

Agrigento è ancora sotto choc per quello che è successo nelle scorse settimane in pieno centro storico per i ripetuti, a breve distanza di giorni, episodi di inaudita violenza ad opera di gruppi di giovani che in maniera premeditata cercano la rissa per scaricare tutta la loro ferocia.

Ciò che turba profondamente è che la violenza sia spesso praticata da giovanissimi. Turba altresì la mancanza di collaborazione generale nel denunciare questi episodi così come nel richiedere tempestivamente l’intervento delle forze dell’ordine.

Indubbiamente la questione non si può derubricare a solo problema di ordine pubblico anche perché le forze dell’ordine fanno la loro parte. Piuttosto la vera questione è di ordine sociale trovandoci in presenza di un grande vuoto educativo e di una scarsa collaborazione da parte delle famiglie.

Da dove si comincia? Intanto dal porre rimedio alla mancanza di una politica di prevenzione e soprattutto di formazione a cominciare dalle scuole, rivolgendosi non solo ai ragazzi, ma soprattutto agli educatori. Occorre fare un lavoro serio e capillare nelle scuole, nelle associazioni, nelle chiese, nelle famiglie, dove purtroppo si riscontra sempre maggiore difficoltà a trovare persone che si vogliano impegnare. Bisogna, inoltre, che diventi strategico il ruolo educativo dell’adulto che è chiamato ad affrontare nella maniera pedagogicamente più adeguata questo problema.

Che ci sia un vuoto educativo da parte degli adulti è evidente: dove sono i genitori di questi ragazzini che fino alle 4 del mattino stanno ancora per strada a bere alcolici? Esiste una povertà relazionale prima ancora di quella economica.

La verità è che le famiglie non sanno più ascoltare i propri figli; dovremmo tutti ascoltare di più: scuola, istituzioni, politica famiglie, chiesa, perché tutti riscontriamo una grande difficoltà ad ascoltare. Bisogna colmare un deficit di ascolto per ridurre le distanze, per contrastare la violenza: un punto di partenza rispetto al quale tutti debbono fare la loro parte, riscoprendo la vocazione ad essere laboratori dell’ascolto, luoghi in cui misurarsi con i bisogni e le speranze del prossimo, a cominciare dai più giovani.

Tuttavia, va ricordato che i giovani non sono la parte incomprensibile e malata della società, come certe recenti narrazioni mediatiche inducono a pensare. I giovani sono il nostro presente e il nostro futuro, sono il nostro bene più prezioso.

Questo atteggiamento di profonda fiducia verso i giovani vogliamo che si mantenga radicato in ogni comunità e nella nostra società e non deve essere condizionato dalle manifestazioni di bieca violenza da parte di alcuni di loro.

Come Chiesa e Forze Sociali proponiamo soprattutto questo che si possa generare un processo di fiducia sociale. Oggi servono artigiani e tessitori, per ricomporre il tessuto umano delle nostre comunità. Un tessuto delicato in cui le stonature di colore possano essere ricondotte pazientemente alla bellezza dell’insieme ed esaltino l’originalità di ogni fibra.