FILLEA CGIL: PER GLI EX LAVORATORI  E PER L’AREA ITALCEMENTI OCCORRE TROVARE UN FUTURO

Gli Ex dipendenti Italcementi sono oramai privi di ogni ammortizzatore sociale ed ogni risorsa economica necessaria  per far fronte agli impegni familiari e di sopravvivenza, sono sempre più amareggiati, confusi e frastornati.

“E’ l’ennesima volta che alcuni di questi ex- lavoratori si recano presso gli uffici provinciali della Fillea-Cgil per chiedere aiuto ma anche per denunciare  delusioni, come la recente  nuove regola di Italcementi che prevede anche  la necessità di essere in possesso di diploma di scuola media superiore, preferibilmente di Perito Industriale per poter concorrere ai bandi di candidatura di Operai proposti da  Italcementi”

E’ Vito Baglio , Segretario della Fillea-Cgil di Agrigento, a dar voce a questa rabbia,  ascoltando quelli che un tempo facevano parte della “grande famiglia Italcementi”, così in diverse occasioni loro stessi  la definivano, legge nei loro occhi tristezza ma anche rabbia, rabbia perché si chiedono: che senso ha l’aver  rinnovato il 04 febbraio 2017 in sede di Confindustria l’impegno alla riassunzione fino a tutto il 2018 nelle varie sedi d’Italia e poi venir fuori con bandi così restrittivi che uccidono per tanti, pure la speranza di poter ambire ad un rientro nel gruppo ?

 Si chiedono anche e non possono farsene  una ragione: come è possibile che nel gruppo  si investono centinaia di milioni di euro e non si riesce a trovare una risorsa che includa i 18 lavoratori tra i piani d’investimento dell’azienda?

La Fillea CGIL condivide lo sgomento della rappresentanza dei lavoratori in esubero che ritengono, sarebbe stato sufficiente e più logico  per assolvere l’impegno preso con gli ex-lavoratori,  introdurre nei bandi al posto di restrizioni, clausole di  preferenze prioritarie  per gli ex dipendenti.

Non può un area industriale così vasta rimanere inoccupata, è una vera provocazione per chi è fuori e per tutti quelli che non lavorano.

“Bisogna che Italcementi si adoperi e collabori per vitalizzare lo studio fatto da Nomisma e presentato al MISE nel febbraio del 2015 – conclude Baglio –  dicendo che questi lavoratori non meritano di essere abbandonati a se stessi, non possono rimanere prigionieri del tempo e del silenzio”.

Occorre trovare una soluzione immediata.