Ancora sangue di Lavoratori Agrigentini morti sul lavoro.
Come CGIL, oltre a stringerci commossi ai Familiari di Francesco Gallo e Gaetano Cammileri, non possiamo che ribadire che per Noi non esistono “tragiche fatalità”: dietro ogni morte sul lavoro ci sono precise inosservanze degli obblighi di sicurezza.
In generale, ci sono responsabilità del sistema delle imprese, così come esiste anche un problema culturale dei lavoratori, unito anche allo “stato di necessità” che spesso li costringe ad accettare ed eseguire un lavoro anche in condizioni di estremo rischio.
Questa volta il “datore di lavoro” è un soggetto pubblico, la Regione, per cui ancora più grave ed urgente diventa accertare omissioni e responsabilità.
Le dighe siciliane da troppo tempo sono in stato di abbandono, lo denunciamo inascoltati da troppo tempo ed il suo personale insufficiente, così come scarsi gli investimenti in manutenzione e sicurezza complessiva.
C’è anche un deficit di controlli e di sanzioni da parte dell’apparato dello Stato e della Regione preposto, spesso senza mezzi e uomini che, proclami a parte, resta ben al di sotto delle esigenze.
Ma questa “mattanza” deve finire: 3 morti al giorno sono un “sacrificio umano” non sopportabile.
Deve affermarsi una “cultura della sicurezza”, occorre che la sicurezza non venga considerato solo un costo ma un valore, perché la vita non ha ne può avere un prezzo!
Anche in questo caso, ci auguriamo che si faccia piena luce e chi ha responsabilità paghi, perché anche questo serva come deterrente per tutti quelli che pensano che proteggere i lavoratori sia un “optional”.
Massimo RASO
Segretario Gen. CGIL AGRIGENTO