A 25 anni dalla strage di Capaci nella quale persero la vita i Giudici Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Di Cillo e Antonio Montinaro, come CGIL Agrigentina sentiamo forte il sentimento del ricordo, della commozione e della rabbia.
Negli ultimi 70 anni dall’omicidio Miraglia e dalla strage di Portella in poi tanto altro sangue innocente lo aveva preceduto ed altro lo ha seguito, a partire dalla strage di Via D’Amelio nella quale persero la vita il Giudice Borsellino ed altre uomini e donne della sua scorta.
Ma se non vogliamo scadere nella sterile retorica, occorre dire e fare di più.
L’Antimafia, anche in questa nostra provincia di Agrigento, dev’essere più concreta e praticata.
Alle sfilate ed alla passerelle, al fiorire di comunicati e prese di posizione dei tanti Uomini delle Istituzioni avremmo davvero preferito che il nuovo Codice Antimafia fosse già Legge dello Stato! Non occorre aspettare altri morti!
Ci sono in quelle norme modalità e strumenti più incisivi per contrastare in maniera più efficace il fenomeno mafioso, anche di criminalità economica e corruzione.
Sequestri e confische aumentano, ma restano ancora non restituiti all’uso sociale o, in alcuni casi, se si tratta di Aziende, portate su un binario morto e chiuse o non gestite adeguatamente.
Come la stessa vicenda “Calcestruzzi Belice” dimostra, servirebbe un conforme potenziamento dell’Agenzia nazionale,
Nel nome di Falcone e di Borsellino, auspichiamo, pertanto, che il Senato possa approvare in questa Legislatura la riforma del codice antimafia.
Approvare questa riforma del codice antimafia significherebbe lanciare un chiaro e simbolico messaggio a tutto il Paese e, in particolare, a tutti coloro che quotidianamente sono impegnati sul campo a contrastare le mafie e a favorire il riutilizzo sociale e produttivo dei beni e delle aziende confiscate.
La mafia, come tutte le cose umane -diceva Falcone- ha avuto un inizio ed avrà anche una fine, ma questa fine dobbiamo/possiamo accellerare, attraverso norme e comportamenti che siano coerentemente contrari agli interessi della mafia e della cattiva politica che le è complice”