Mangione (SPI CGIL): “QUESTA PROVINCIA STA MORENDO MA INSIEME POSSIAMO IMPEDIRLO”

 

piero-mangioneSi conclude così la lettera aperta che Raso, Saia e Acquisto hanno inviato ai sindacati dei datori di lavoro, chiamando loro esplicitamente e implicitamente le altre rappresentanze istituzionali locali a fare fronte comune.

In sostanza hanno chiesto di dare vita ad un “cartello” di unità sociale, con l’ambizione di mettere in movimento tutte le forze disponibili  a lottare per il diritto di questa provincia ad uscire dall’eclisse politica, dalla marginalità economica e dal declino delle più generali condizioni di vita sociale.

Al riguardo è legittimo chiamare in causa le responsabilità dei vari governi regionali e  nazionali per tutto ciò che dovevano, che potevano e che non hanno fatto!   

Anzi hanno tagliato le risorse ai comuni siciliani, riducendo del 48% i trasferimenti dal 2009 al 2015 (nel 2009, infatti, erano 913 milioni, nel 2010 sono scesi a 889 milioni, poi, nel 2011 sono stati ridotti a 742 milioni ed ancora più in basso nel 2012 con 651 milioni, nel 2013 sino a 558 milioni, nel 2014 sono stati di 510 milioni e nel 2015  ancora più giù sino a 472 milioni.

Ma non si sono accontentati  perché, contemporaneamente, hanno realizzato una operazione di sottrazione di finanziamenti destinati al sud  e trasferiti al nord!

Tutto questo è vero, ma è altrettanto vero e doveroso ammettere, senza auto assoluzioni, le colpe della classe dirigente con potere di governo locale, che non ha saputo o voluto pianificare le risorse, lottando, quando era necessario, contro le inerzie e le pigrizie della burocrazia.

Ma, questa classe dirigente governante,addirittura,a volte, è stata, essa stessa, inerte e, persino,   perniciosa per la vita della comunità che aveva,  come ha bisogno di fertilizzanti per il rilancio delle sue potenzialità materiali ed immateriali, l’impresa ed il lavoro, oltre che i diversi  servizi sociali .

E’ o non è colpa di questa classe dirigente se tutta la strumentazione europea (contratti d’area, patti territoriali, contratti di quartiere, piani strategici,contratti di programma, ecc) e la “barca” di milioni di euro che l’ha sostenuta in questi lunghi venti anni, non ha trovato in questa provincia utilizzo e sfruttamento, come le tante altre risorse e finanziamenti disponibili, assegnateci e restituiti al mittente regionale, nazionale ed europeo?

A questa provincia  sono stati assegnati 11milioni e 487 mila euro per i sette piani di zona relativi alla 328/2000: ebbene, quanta assistenza è stata assicurata alle fasce di diritto? Quanto lavoro hanno prodotto? Quante risorse non sono state utilizzate e sterilizzate?

Con il PAC (piano di azione e coesione sociale) questa provincia dispone di ben 8 milioni e 350 mila euro tra primo e secondo riparto destinati agli anziani e di 8 milioni 639 mila euro per il primo e secondo riparto infanzia.

Ebbene, non è  dei comuni e dei loro rappresentanti, il compito primario di sapere gestire l’accesso alle singole fonti di finanziamento per il welfare locale: dal fondo unico delle politiche sociali a quello sulla famiglia, sui servizi socio educativi per la prima infanzia e adolescenza, sulle pari opportunità a quello sugli anziani, sulla non auto sufficienza, sulle politiche giovanili, sull’inclusione sociale, sugli immigrati, sulla disabilità, sulla povertà e sulla violenza alle donne ?

La sfida che i comuni hanno il dovere di vincere  è quella di fare funzionare le loro macchine tecno burocratiche e fare in modo che nessun euro vada perduto e che venga assicurata la soddisfazione dei bisogni e la massima efficacia degli interventi.

Dove è finito il movimento preelettorale degli “indignados” agrigentini, il movimento studentesco il reticolato dei movimenti sociali?

Il movimento sindacale unitario, malgrado i suoi limiti, dovuti  alla fortissima crisi  dell’occupazione, riflessa da quella economica e della riduzione governativa degli ammortizzatori sociali, ha una piattaforma e l’ha offerta alle altre forse economiche e sociali come base emendabile di confronto e di iniziativa mobilitante.

Gli ex lavoratori, che si sono pensionati dal lavoro e non dalla società, sono pronti a fare la loro parte con le confederazioni CGIL, CISL, UIL, coi sindacati dei datori di lavoro, con l’associazione dei comuni e con la rete sociale, credendo che nessuno possa farsi muto e sordo.

ALLA RASSEGNAZIONE ED ALL’UMILIANTE PIANGERSI ADDOSSO C’E’ L’ALTERNATIVA DELLA CITTADINANZA ATTIVA E DELLA REATTIVITA’ SOCIALE.

                                  Piero Mangione